In questi giorni sto leggendo il libro su Musk (questo, non l’altro).
Dissimulo, ho anche disattivato la funzione del Kindle “mostra la copertina”. Sono un fanboy, ma un po’ me ne vergogno (e no, non perché è antisemita. Vabbè). Addentrandomi un po’ nella narrazione, colpisce la dimensione ossessiva con cui l’uomo ha bruciato le tappe, i razzi e tutto il resto e ha fatto cose che noi umani non possiamo - ahimè, non è un modo di dire - nemmeno immaginare. Nel senso: anche ammettendo che fosse valido il principio del “se puoi pensarlo, puoi farlo”, ebbene il punto è che pensare ciò che lui ha pensato è dura. Comunque, l’ossessione. Il controllo. Maniacale. Per ogni dettaglio. La dimensione iterativa trial and error, agilista, della progettazione. Tutte caratteristiche che trasudano dal prodotto. Secondo un approccio à la Jony Ive in cui il design non ha nulla a che fare col bello, e fin qua, ovvio, ma in cui l’esterno non è altro che lo strato esteriore, visibile, del cuore.
Ebbene, sotto questa luce ho appreso dell’accordo (giornalisticamente: “storico”) con cui la Lamborghini ("Lamborghini" means Automobili Lamborghini S.p.A. – a company with sole shareholder belonging to the Audi Group - headquartered at Via Modena 12, Sant’Agata Bolognese (BO), Italy) ha introdotto la settimana da quattro giorni.
[brani tratti da questo post scritto per Kopernicana]
Lamborghini. Fondata da uno che forse non era esattamente un Elon Musk del secolo scorso, ma che sicuramente con lui aveva molte cose in comune : disturbato ossessivamente e compulsivamente per il lavoro, eclettico, animato da spirito di rivalsa e competizione brutali, infoiato di tecnologia, alchimista, smanettone. Nel mio codice fiscale c’è lo stesso C469 che aveva Ferruccio. Nessuna parentela, ahimè, ma insomma, giusto una punta di orgoglio. Perché nonostante gli sia stato dedicato un film di rara cringezza (o cringitudine?) la sua è una Storia Emiliana di cui andare fieri.
A parte questo dettaglio anagrafico, la notizia del giorno su tutti i giornali è quella dell’accordo sindacale siglato in Lamborghini dopo un anno di trattativa. Un accordo senza molti precedenti in Italia che introduce la fatidica svolta della settimana di quattro giorni, sempre evocata, spesso vagheggiata, e che ora pare diventare realtà in quel di Sant’Agata.
Primo numero: 4, le giornale che a settimane alterne le tute blu lavoreranno.
Secondo: 32, le ore settimanali medie.
Terzo: 500, le nuove assunzioni.
Quarto: 4.000, il premio di risultato.
Quinto: 50, la percentuale di lavoro da remoto per gli impiegati.
Sesto: 5, la percentuale di crescita del fatturato.
Tombola.
Una grande vittoria del Sindacato? Un gesto di magnanimità da parte di una dei marchi più iconici del mondo? No. Banalmente, una grande lezione di pragmatismo liberista, che postula che solo il benessere produca benessere, con buona pace dell’alienazione e di un modello produttivo altamente automatizzato e ingegnerizzato - non solo negli aspetti tecnologici ma anche e soprattutto organizzativi. Un modello che oggi consente di liberare un po’ del tempo degli umani, migliorando la loro qualità della vita.
Ma poi mi sono chiesto: Ferruccio l’avrebbe fatto? Non lo so, sono dubbioso. Anche i grandi ristoranti aprono non più di quattro giorni a settimana, quindi anche mondo della produzione industriale dell’altissimo di gamma può avere senso prendersela più comoda (siamo pur sempre nella terra dello slow food and fast cars).
In ogni caso il dibattito è solo all’inizio. E nello scontro tra titani dei grandi gruppi industriali ce la si gioca anche (soprattutto) su questo. Anche se, al momento, le cose stanno così.
bonus: avevo un anno.